Chiesa, realismo socio-politico ed aperture economiche nelle res novae dei secoli XI-XIII

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Filippo Carcione

Abstract

All’indomani del fatidico anno Mille, che con la sua propaganda apocalittica aveva raffreddato i motori d’impresa, la vita della Chiesa riprende in un clima, che sollecita fortemente l’aggiornamento delle posizioni in materia socio-politica ed economica. […] Nella sfida, che allora incubava intellettualmente quell’idea di capitale poi legittimata dall’età moderna, aiuterà l’Istituzione in modo superlativo proprio l’impegno francescano teso a creare, al di là di stantie recrudescenze rigoriste stoppate con la censura pontificia dei Fraticelli nel 1322-1323, un’economia solidale “dalla povertà volontaria alla società di mercato”, dopo che Pietro di Giovanni Olivi († 1298), pur marchiato come capostipite degli Spirituali in certa memoria ecclesiastica davvero superficiale, avrà accantonato la concezione inerente la sterilità del denaro, sponsorizzando la fortunata dottrina riguardante la “presenza seminale” di lucro nei negozi (De emptionibus et venditionibus, De usuris et restitutionibus). Su quest’impianto innovativo, che ovviamente neanche per un attimo potrà intendersi come passaporto per la giungla finanziaria, opere a fini sociali come i Monti di Pietà e i Monti Frumentari rappresenteranno la felice concretizzazione di “un progetto economico di sviluppo favorito dalle stesse autorità pubbliche”.

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Fascicolo

Sezione

Miscellanea

Come citare

Chiesa, realismo socio-politico ed aperture economiche nelle res novae dei secoli XI-XIII. (2012). Theologica Leoniana, 1, 101-111. https://doi.org/10.5281/zenodo.13765258