Dalla consuetudine alla ricerca inquieta di Gesù. La fede tra adulti e giovani in Luca 2,40-52
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Abstract
Tra i brani che parlano dei primi anni di vita di Gesù, lo smarrimento al Tempio di Gerusalemme è particolarmente enigmatico; solo Luca ne conserva il racconto. Certamente desta stupore la maturità di un dodicenne che decide di rimanere nel luogo più sacro della religione ebraica e che riesce a tener testa a esperti delle Scritture. L’osservazione ripetuta all’inizio e al termine dell’episodio non fa altro che sottolineare una sapienza e una grazia fuori dal comune. Ma è solo questo l’intento della pagina evangelica? Un suo riesame non superficiale turba il lettore attento e suscita, tra le altre, due domande su cui soffermarsi. In primo luogo: come fanno Giuseppe e Maria a smarrire addirittura il Figlio di Dio? Non bisognerebbe uscire da una lettura piatta e stereotipata di questi due genitori e accostarsi alla fatica tutta umana di ricercare e comprendere chi è davvero Gesù? In secondo luogo: che valore ha questa sorta di ribellione di Gesù, che si sottrae al controllo della sua famiglia “naturale”? Può una fede “giovane” invertire il corso della storia e parlare a un mondo adulto bloccato nelle proprie tradizioni e convinzioni? Mentre la Chiesa cattolica si interroga su come relazionarsi alla generazione dei più giovani per comunicare la fede, non si può non rileggere questo testo per trarre da esso nuove energie e indicazioni.
Among those passages which deal with the early years of Jesus’ life, the loss of the child Jesus in the Temple of Jerusalem is particularly enigmatic; only Luke includes this episode. The maturity of a twelve-year-old who decides to remain in the most sacred place of the Jewish religion and who manages to stand up to experts of the Scripture is certainly astonishing. The comment repeated at the beginning and at the end of the episode does nothing but emphasize Jesus’ wisdom and grace that are out of the ordinary. But is this really the sole intent of this Gospel passage? A more in-depth re-examination of the passage captures an attentive reader and raises two questions, amongst others, that must be considered. Firstly: how are Mary and Joseph even able to lose the Son of God? Should one not leave behind what could remain simply a flat and stereotyped reading of these two parents and instead approach their human struggle to research and understand who Jesus really is? Secondly: what is the value of this sort of rebellion of Jesus, who escapes from the control of his “natural” family? Can a “young” faith reverse the course of history and speak to an adult world stuck in its traditions and beliefs? While the Catholic Church asks herself on how she can better relate to the younger generation in order to communicate the faith, one cannot reread this text in order to draw new energies and indications from it.
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