Nella nostra storia la speranza. Per una rilettura di Ecclesia in Europa
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Abstract
“Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere?” (Ez 37,3). È questa la domanda che si presenta dinanzi nel momento in cui si cerca di cogliere in uno sguardo d’insieme l’Europa, in cui resta incancellabile e ineludibile la traccia segnata emblematicamente dall’esperienza di Auschwitz. Dovrà considerare questa domanda chiunque vorrà mettersi in ascolto delle indicazioni contenute nell’esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Europa firmata da Giovanni Paolo II il 28 giugno 2003; il testo ci invita a custodire nel cuore tutta la realtà dell’Europa con quello spirito evangelico che illumina e che, proprio per questo, ci permette di abbracciare la concreta realtà. Ecco perché occorre fin da subito farsi carico di quell’alone di tristezza o per lo meno di disinibizione che avvolge chiunque si accinga a considerare la realtà dell’Europa, giunta al sec. XXI dalla nascita di Cristo. […] Appare allora più che mai urgente la testimonianza di un’umanità che sappia superare il modello seppur simpatico dell’uomo occidentale che ha perso le sue strade sognando l’america, e i suoi “Simpson”; certamente in quel contesto si può trovare un modello che mette alle strette un’umanità ecclesiale a volte assai poco illuminante e che proprio non rende ragione del vero Dio e vero uomo, Gesù. Solo la riscoperta nel vero Dio Gesù del vero uomo nuovo e la testimonianza della divina bellezza della sua umanità potranno ridonare vita alle ossa aride! Il soffio dello Spirito farà ritornare a lui mostrando tutta la bellezza dell’umanità. Bene, allora, concludeva il papa l’Esortazione invitando a contemplare e seguire Maria che il concilio ci ha indicato come Madre della chiesa, e che sarà tanto più viva e vivificante per l’Europa quanto più sarà riconosciuta come “donna dei nostri giorni”.
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