Il “credo” di Teilhard de Chardin sull’evoluzione dell’universo. Elementi propedeutici per studi e ricerche
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Abstract
«Credo che l’universo sia un’Evoluzione. Credo che l’Evoluzione vada verso lo Spirito. Credo che lo Spirito si compia in un qualche Personale. Credo che il Personale supremo sia il Cristo-universale». Queste parole sono state scritte da Teilhard de Chardin in epigrafe a un piccolo testo del 1934, da lui intitolato Comment je crois, prodotto mentre era a Pechino, su suggerimento di mons. Bruno de Solages. L’intento della breve opera era quello di sintetizzare il suo progresso spirituale e psicologico che lo ha portato a sviluppare il suo modo di credere e le sue convinzioni. Ulteriore sintesi della sintesi della sua fede è proprio il testo posto in epigrafe e che è stato riportato appena sopra. Chi conosce l’esperienza e il sistema teilhardiani può ritrovare in questo tutti gli elementi caratteristici del gesuita, insieme a quasi tutti quei capisaldi e quei punti di riferimento che permettono di ricostruire il suo pensiero. Lo stesso Teilhard de Chardin, però, si rese conto, qualche tempo dopo, che tra questi elementi ce n’era uno assente: l’uomo. Per questo motivo in Le coeur de la matière, un suo testo del 1950, scritto questa volta a Parigi e che si può considerare come la sua “autobiografia psicologica”, Teilhard de Chardin integra in questo modo: «fino al 1935, nel Credo abbreviato posto in epigrafe a Comment je crois […] la parola uomo non compare. Oggi direi “[…] Credo che l’Evoluzione vada verso lo Spirito, Credo che lo Spirito, nell’Uomo, si compia in un qualche Personale”. Solo un tratto in più, ma che basta a farci uscire, senza equivoco, dal Metafisico per stabilirci nello Storico, nel Biologico, – nel Planetario». Seguendo, quindi, questo “credo abbreviato” di Teilhard de Chardin è possibile allora ricostruire, anche se non esaustivamente, l’impianto generale del suo pensiero, per avere così quella base di appoggio sintetica a cui fare riferimento per studi successivi circa le idee o le posizioni specifiche del gesuita paleontologo, senza dover per forza, ogni volta, dare una introduzione generale al suo sistema, senza la quale, d’altronde, non si avrebbero le coordinate corrette per una giusta interpretazione delle affermazioni teilhardiane.
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