Teologia condivisa. Una questione di metodo
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Abstract
Diceva Bernardo di Chartres che «noi siamo come nani issati sulle spalle di giganti, cosicché possiamo vedere più e più lontano di loro, non per l’acutezza dello sguardo o per la statura del corpo, ma perché siamo sollevati in alto dalla loro mole gigantesca». Per questo possiamo ritenere che il procedimento di condivisione del sapere sia attinente al metodo del teologare, riferibile tanto a quanto già raggiunto e già fruibile dai più, quanto a ciò che da quel tavolo di condivisione scaturirà come premessa per nuovi percorsi di ricerca. nuove prassi consentiranno poi di migliorare anche la collaborazione tra magistero e teologia. Continuatori di coloro che ci hanno preceduto, restiamo bassi nella nostra prima intuizione. non sarà la sola conoscenza a farci vedere più avanti, né l’essere insieme ad altri, ma il riconoscere l’autorevolezza e la continuità di un sapere di cui siamo testimoni ed eredi: «anche noi dunque, circondati da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede» (Eb 12,1-2).
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