L’umanità della liturgia: introduzione

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Alfredo Di Stefano

Abstract

Se è vero che il cristianesimo è la persona viva di Gesù Cristo, allora non possiamo fare a meno di celebrare l’umano liturgico come incarnazione di quella Parola che per sempre si è fatta volto e ha assunto, nel Nazareno, la sua forma definitiva. Il cristianesimo, infatti, se da una parte condivide con l’ebraismo il primato dell’ascolto della parola di Dio, dall’altra se ne distacca nel momento in cui anticipa la visione di Dio nell’umano di Gesù Cristo che rivela il volto del Padre (cf. Gv 14,9). Solamente in questa prospettiva è possibile parlare dell’umano liturgico. A partire, cioè, dal movimento dell’incarnazione, che san Tommaso d’Aquino, nostro conterraneo, nella Summa contra Gentiles, definisce come il mistero più mirabile. Scrive il grande teologo: «tra tutte le opere di Dio, è quello che più sorpassa la ragione; niente, infatti, da parte di Dio si poteva escogitare di più meraviglioso, che il Figlio di Dio, vero Dio, diventasse vero uomo. e poiché questo tra tutti i misteri è il più mirabile, ne segue che tutte le altre opere mirabili siano ordinate alla fede relativa a questa mirabilissima: perché il “massimo in ogni genere di cose costituisce la causa di quanto in esso si trova”» (IV,27).

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Fascicolo

Sezione

Atti del forum interdisciplinare

Come citare

L’umanità della liturgia: introduzione. (2014). Theologica Leoniana, 3, 9-13. https://doi.org/10.5281/zenodo.13765396