L’epistolario Seneca-san Paolo: veramente apocrifo?

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Ilaria Ramelli

Abstract

Il mito di Seneca cristiano nacque soltanto nel primissimo umanesimo, come aveva già supposto Momigliano e come hanno confermato e precisato Guido Billanovich e Agostino Sottili, sottoponendo all’attenzione degli studiosi le considerazioni sul cristianesimo di Seneca svolte da Rolando da Piazzola e da Albertino Mussato, del circolo preumanistico padovano. Mussato scrisse una biografia di Seneca, in cui è asserito il cristianesimo del filosofo, in base a Hier. Vir. Ill. 12, e a due passi dell’epistolario con Paolo, Epp. I e VII, da cui emerge la convinzione di Seneca che Paolo sia divinamente ispirato: «Haec ait Seneca vere putans beatum Paulum non a se, sed a Spiritu Sanctu loqui». Ovviamente, dell’Ep. VII è menzionato il già citato passo in cui Seneca parla di spiritus sanctus, inteso da Mussato come un riferimento allo Spirito Santo. Ho già dimostrato che una simile interpretazione è del tutto ingiustificata, anche se Albertino subito dopo commenta: «Plurima quoque in eisdem litteris utrobique inserta sunt, quibus idem Seneca noscitur Christianus». Questa leggenda del cristianesimo di Seneca, sorta in ambiente proto-umanistico, con avvisaglie forse precedenti, non trova tuttavia basi né in Gerolamo né, a monte, nell’epistolario stesso; alle obiezioni di Erasmo è sempre possibile rispondere. Ciò non dimostra con certezza che l’epistolario sia autentico, ma fa notare che non sembrano esistere motivi necessitanti per dichiararlo senza dubbio apocrifo, una volta espunta almeno la lettera del 64. Ho addotto numerose prove in questo senso nel corso del presente studio, che credo facciano almeno pensare e sollevino il dubbio che il carattere apocrifo del carteggio originario non sia poi così certo come si dà generalmente per scontato.

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Fascicolo

Sezione

Miscellanea

Come citare

L’epistolario Seneca-san Paolo: veramente apocrifo?. (2013). Theologica Leoniana, 2, 115-153. https://doi.org/10.5281/zenodo.13765321