La recezione dell’autorità pontificia a Costantinopoli tra IX e XI secolo: alcune circostanze
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Abstract
Attraverso alcuni testi legati alla seconda controversia iconoclasta (815-843), allo scisma foziano (867), alla genesi dell’autocefalia bulgara (917-923) e all’elezione dell’anti-papa Giovanni Filagato (997), l’articolo mostra come il mondo bizantino, pur avendo ritenuto l’incoronazione imperiale di Carlo Magno per mano di papa Leone III (800) la più grande blasfemia latina lievitata nella storia dopo la nascita della “Nuova Roma”, abbia comunque conservato una corrente ecclesiastica ossequiosa della Sede Petrina fino all’inizio dell’XI secolo. Fu il consolidamento della riedizione imperiale in Occidente con il rinnovo della benedizione papale al nuovo soggetto di marca tedesca a tracciare nella coscienza greca il solco dell’irreversibile rottura, tanto che lo scisma di Michele Cerulario (1054) così enfatizzato dalla storiografia cattolica moderna altro non sarà dall’osservatorio costantinopolitano che una delle tante scaramucce neanche troppo memorabile all’interno di una conflittualità epocale accentuata, strada facendo, dalla radicalizzazione di un bipolarismo antagonista tra la dottrina romana della monarchia Petri e il ridimensionamento pontificio dell’ecclesiologia pentarchica orientale, mentre le unioni ecumeniche di Lione (1274) e Firenze (1439), al di là di eccezionali portavoce inascoltati, si dissolvevano sul nascere per effetto dell’ulteriore infezione provocata dalle nefandezze della IV Crociata (1204). La sedimentazione di altre critiche anti-latine non avrà che mere ragioni strumentali per confezionare artificiosamente una corposa crisi ecclesiastica che scaturiva unicamente dal problema del primato romano emerso e poi ingigantito dal condizionamento e dalle convenienze delle circostanze contingenti: un problema che purtroppo resta in agenda, ma che la lezione storica dovrebbe stimolare a risolvere, essendo stato de facto montaggio e amplificazione di polemiche politico-temporali divenute il plurisecolare cantiere della tensione dialettica stabilizzatasi, in altri termini la causa e non l’effetto della distanza teologica architettata nel tempo.
Through some texts linked to the second iconoclastic controversy (815-843), the Photian schism (867), the genesis of Bulgarian autocephaly (917-923) and the election of the anti-pope John Filagato (997), the article shows how the Byzantine world, despite having considered the imperial coronation of Charlemagne at the hands of Pope Leo III (800) to be the greatest Latin blasphemy in history after the birth of the “New Rome”, nevertheless preserved an obsequious ecclesiastical current of the Petrine See until the beginning of the 11th century. It was the consolidation of the imperial re-edition in the West with the renewal of the papal blessing to the new German subject that traced the path of the irreversible rupture in the Greek conscience, so much so that the schism of Michael Cerulario (1054) so emphasized by modern Catholic historiography was nothing else it will be from the Constantinopolitan observatory that one of the many not-so-memorable skirmishes within an epochal conflict accentuated, along the way, by the radicalization of an antagonistic bipolarism between the Roman doctrine of the Petri monarchy and the pontifical downsizing of the eastern pentarchic ecclesiology, while the ecumenical unions of Lyon (1274) and Florence (1439), beyond exceptional unheard spokespersons, dissolved in the bud as a result of the further infection caused by the atrocities of the Fourth Crusade (1204). The sedimentation of other anti-Latin criticisms will only have mere instrumental reasons to artificially package a substantial ecclesiastical crisis that arose solely from the problem of the Roman primacy that emerged and then magnified by the conditioning and convenience of contingent circumstances: a problem that unfortunately remains on the agenda, but which the historical lesson should stimulate to resolve, having been a de facto assembly and amplification of political-temporal controversies which have become the centuries-old construction site of the stabilized dialectical tension, in other words the cause and not the effect of the theological distance engineered over time.
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